Saturday, June 17, 2006

Progetto Mobbing - la psicologia nel lavoro e nella separazione genitoriale

La psicologia della separazione. In caso di conflitto che ha basi psicologiche e di blocco della comunicazione, la separazione non risolve il conflitto, ma lo esaspera. Il conflitto che dovrebbe essere gestito direttamente tra i genitori, mediante il dialogo, viene delegato agli avvocati che fanno la guerra giuridica, invece di ricostruire e stimolare il dialogo. Questa azione giuridica aggressiva, solitamente finalizzata a distruggere la parte avversa, viene condotta da avvocati e tecnici/giuristi non considerando il grave danno esistenziale che operano sui genitori e per conseguenza sui minori.

I minori subiscono un abuso psicologico in presenza di conflitto tra i genitori. Questa violenza psicologica e' grave sia che i figli assistano direttamente al conflitto, sia che ne vengano coinvolti osservando gli effetti della guerra sui genitori, sia quando subiscono una campagna denigratoria di un genitore nei confronti dell'altro.

Proprio nei casi in cui i genitori avrebbero maggior necessita' di un aiuto esterno, emerge l'assenza di chi possa fornire aiuto adeguato. Anche i minori non sanno che fare ne a chi rivolgersi. La via giudiziale sembra essere la soluzione, che invece innesca un conflitto di proporzioni ancora maggiori, perche' i legali perdono completamente di vista il benessere psichico dei minori, che e' diretta conseguenza del benessere psichico dei genitori e della loro capacita' di relazionarsi in modo dialogante e comprensivo.

La via giuridica si concentra sugli aspetti squisitamente materiali, dimenticando che la famiglia e' fondata ed ha compiti fondamentali di educazione dei minori che sono spirituali, culturali, di relazione e che pertanto riguardano essenzialmente la psiche.

Quando esiste una distanza tra le visioni dei due genitori e manca il dialogo necessario per ricomporre il conflitto, la separazione non risolve il conflitto.

Per risolvere il conflitto e' necessario uno sforzo, per stimolare il dialogo e la relazione, assumendo la prospettiva del bambino come elemento di socializzazione dei genitori.

La guerra giuridica innescata dagli avvocati, procede in direzione diametralmente opposta, secondo il principio della massima contrapposizione, distruggendo l'avversario con ogni per ottenere dei vantaggi. Si attua allora un mobbing genitoriale, finalizzato alla distruzione di un genitore per escluderlo e per metterlo in condizioni di inferiorita' tali da non poter piu' reagire.

Questo e' il mobbing genitoriale.

Se ne e' parlato al convegno Roma, 3 Maggio 2006
Adattamento e psicopatologia familiare nella separazione coniugaleMOBBING GENITORIALE

Sono ormai anni che gli specialisti discutono di questi problemi, confinati nel loro punto di vista tecnico: psichiatri, psicologi, legali, giuristi.

Quello che ancora manca per affrontare il problema del mobbing e della violenza psicologica e' una consapevolezza diffusa interdisciplinare, che coinvolga la societa' civile chiamata a far emergere le situazioni sommerse, per mettere poi in rete le risorse interdisciplinari definendo punti di ascolto e percorsi di sostegno psicologico e legale per combattere il mobbing in tutte le sue forme.

Il mobbing si puo' esprimere in diversi contesti e forse quello maggiormente conosciuto si realizza in ambito lavorativo, quando si viene a creare un contesto insopportabile al mobbizzato per indurlo ad andarsene. Confrontando il mobbing che si determina nelle separazioni giudiziali con quello in ambito lavorativo, si possono riscontrare fondamentali identita' nei comportamenti e situazioni caratteristiche. Sicuramente i percorsi di sostegno e contrasto si rivelano identici.

Vogliamo dunque fare sinergia con tutte le risorse e le competenze gia' messe in campo nel contrasto al mobbing lavorativo, per sviluppare un progetto di divulgazione delle problematiche e realizzare una rete organizzativa di contrasto al mobbing in tutte le sua manifestazioni, in ambito lavorativo, familiare e nei gruppi sociali.

Oltre al materiale dei convegni scientifici, possiamo contare sulla lunga esperienza di persone che stanno operando per fare emergere, accogliere e contrastare i fenomeni di violenza psicologica. Da un confronto con le associazioni e risorse che si occupano di mobbing lavorativo, ci si rende immediatamente conto dalle identita' tra mobbing genitoriale e mobbing lavorativo, con la sola differenza del contesto mobbizzante: l'azienda in uno, il sistema giudiziario nell'altro.

Anche l'organizzazione di contrasto e' identica: associazioni nate dall'aggregazione spontanea di mobbizati, che mettono a disposizione le loro competenze. L'ascolto e' il primo servizio da potenziare e ancora molte situazioni non vengono alla luce perche' molti non sanno a chi chiedere aiuto. Va detto che la forma di mobbing piu' devastante e' quella che si trova isolata e immersa in un contesto assolutamente ostile, senza alcun appoggio. Dopo il primo ascolto e analisi della situazione, il percorso ottimale di sostegno ha due componenti fondamentali: quella psicologica di sostegno al mobbizzato e quella di intermediazione attiva tra il mobber e il mobbizzato.

"Ascolto e impegno diretto sui mobber per fare mediazione del conflitto ha dato risultati molto soddisfacenti, senza dover ricorrere a cause legali." riferisce la Dott.sa Marucco Presidentessa Associazione RISORSA in Torino. Oltre al percorso medico-legale di riconoscimento e terapia, si rivela estremamente efficace il gruppo di mutuo aiuto, per sostenere le persone nel rimettersi in gioco nel gruppo, muovendo le emozioni e riattivando le relazioni, per superare il trauma della ferita e imparare a convivere con essa. La potenzialita' del gruppo guidato di mutuo aiuto e' notevolmente superiore alla terapia individuale, come anche noi abbiamo constatato nello Spazio Papa'.

Nell'ambito lavorativo il mobbing e' forse piu' semplice da contrastare, proprio perche' si sviluppa in azienda, che e' luogo organizzato e sottoposto a controlli esterni. Chiaramente nell'ambito della famiglia o dei gruppi sociali, diventa molto piu' difficile emergere allo scoperto, per paura e per sensi di colpa. Sostanzialmente per un forte legame di dipendenza che si viene a creare tra mobber e mobbizzato. Nel caso di mobbing genitoriale il tutto si complica e si amplifica per la presenza dei figli che diventano strumento di mobbing, per mantenere il legame di dipendenza (il mobbizzato sul lavoro puo' dimettersi, accettando la sconfitta ma troncando il legame con il contesto mobbizante) e per colpire (senso di impotenza, di colpa, rifiuto).

Fatta eccezione per un centro a Bologna e uno a Milano, anche nel mobbing lavorativo come nel mobbing famigliare e genitoriale, sono essenzialmente le associazioni di volontariato (con l'ausilio dei sindacati) che portano concretamente avanti un lavoro di contrasto in modo molto professionale. Le persone mobbizzate sono distrutte, ossessionate dal problema senza vedere via di uscita. Non esiste in Piemonte un osservatorio Regionale, non abbiamo un quadro statistico omogeneo. Carente la prevenzione e la tutela. Il mobbing viene banalizzato come aspetto che riguarda i rapporti personali, mentre sottende obiettivi economici e di stigma condivisi da un gruppo organizzato contro un singolo. Esiste una chiara definizione di mobbing ed esistono strumenti di lavoro qualificati. Si deve ricostituire la consulta regionale sul mobbing.

Il problema del mobbing diventa ancora piu' grave quando si esce dall'azienda. Il mobbing familiare e genitoriale e' una violenza psicologica ancora piu' difficile da contrastare. Quando si passa per le strade, come ha fatto Anna Maria Audino distribuendo 15,000 volantini nella sola periferia nord-ovest di Torino, tanta gente espone fatti di violenza psicologica subita in modo continuato, che non avevano mai avuto il coraggio di denunciare. Anzi, si comprende che i sensi di colpa e di dipendenza impediscono a queste persone addirittura di parlarne con qualcuno, per paura di ritorsioni o di venire ulteriormente emarginate. Molti si vergognano di ammettere che subiscono violenza. Mancano i punti di ascolto ma sopratutto manca la consapevolezza a livello sociale. Le denuncie restano lettera morta. Mentre nelle aziende il fenomeno riceve una certa attenzione e si puo' trovare aiuto, al di fuori di quel contesto il mobbizzato non ha nessuno che lo possa ascoltare e non trova nessuno che lo possa aiutare. Sopratutto manca una legge che riconosca il mobbing e la violenza psicologica. Mancano i coordinamenti orientativi delle risorse esistenti, per attuare un contrasto concreto ed efficace a una forma di violenza che sta ormai dilagando senza alcun limite.

La strada sara' quella di collaborare, tra tutti coloro che si occupano di mobbing, per convergere su un Progetto Mobbing che aggreghi l'esperienza comune che nasce dai diversi contesti. Lavoro, Famiglia, Societa'. Divulgazione, con libri e pubblicazioni, conferenze, sopratutto simposi divulgativi che rendano disponibili a tutti quelle competenze specialistiche multidisciplinari che esistono e sono molto qualificate. Non sono necessarie risorse economiche, anzi, riorientando e coordinando in modo opportuno il lavoro di tutte le risorse disponibili, per ridurre il conflitto e per riattivare le relazioni positive, si ridurranno di molto i gravi danni economici ed esistenziali che il mobbing provoca alla societa', alla famiglia e sopratutto ai minori.

La prima azione vuole essere un convegno sugli aspetti psicologici nella separazione, riprendendo i temi esposti nel convegno AILAS con maggiore attenzione alle patologie e comportamenti mobbizzanti e soprattutto diffondendo pratiche ed esperienze concrete per ridurre il conflitto, dalla mediazione alla applicazione della nuova legge, ragionando su cosa serve fare per gestire quei casi piu' gravi che oggi non hanno alcun aiuto efficace.

1 comment:

dr. Gaetano GIORDANO said...

E' incredibile come questo post sia del tutto privo delle indicazioni bibliografiche relative agli studi sul Mobbing Genitoriale.

Questa appare pura disinformazione, perché chi legge ha il diritto di sapere che sul Mobbing Genitoriale esistono un bel po' di articoli, che qui vengono ignorati, anche se l'autore non può non conoscerli (perché più e più volte ne ha discusso con chi scrive).

Così come per gli interventi al Convegno AILAS: relativamente al quale convegno viene ricordato un articolo estraneo al Mobbing Genitoriale e occultato invece quello che affrontava proprio la il "Mobbing Genitoriale" e intitolato:
"Il mobbing genitoriale dall'etologia all'etica" di G. Dimitri - G. Giordano
http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano3.htm

Gli altri articoli, omessi in questo post, sono:

Gaetano Giordano - (PM, 20 luglio 2004)
- Conflittualità nella separazione coniugale: il "mobbing" genitoriale
http://www.psychomedia.it/pm/grpind/separ/giordano.htm

Giordano, G. (2004). Conflittualità nella separazione genitoriale: il “mobbing” genitoriale.
AIPG Newsletter, 17, 2 – 5
http://www.aipgitalia.org/Newsletter17-2004.PDF
Gaetano Giordano - (PM, 16 Giugno 2005)
- Verso uno studio delle "transazioni mobbizanti": il mobbing genitoriale e la sua classificazione

Nel post in questione, non viene poi citato l'unico blog dedicato esplicitamente al Mobbing Genitoriale, e adesso confluito in altro sito

Credo che questo sia un pessimo modo di parlare del Mobbing e soprattuitto del Mobbing Genitoriale, perché si occultano al lettore le fonti bibliografiche di più importante riferimento.


Dr. Gaetano GIORDANO
www.centrostudi-ancoragenitori.it
http://mobbing-genitoriale.blogspot.com/